PAESAGGIO mentale

 

La parola volta ha nella lingua italiana diversi significati:

  • Volta celeste
  • Volta architettonica
  • Volte come ciclo di cose (quante volte?)

Si potrebbe dire che esiste un legame tra le potenzialità dell’uomo e gli strumenti che egli usa, ed esiste un legame tra l’architettura e il modo di vedere il mondo. Nell’architettura, infatti, viene ad essere posta in atto una concretizzazione dell’insieme di conoscenze che l’uomo ha raggiunto: parlare di paesaggio mentale rispetto all’architettura vuol dire concepirla come reiterazione di questi concetti.
Oggi utilizziamo tutti gli strumenti a nostra disposizione per rappresentare un’opera di architettura: in questo modo vediamo l’oggetto fuori da sé senza tener presente le concezioni e gli strumenti fisici e tecnologici del tempo in cui essa sia stata ideata e realizzata.
Possiamo, a questo proposito, analizzare una serie di opere appartenenti a epoche diverse e verificare come le costruzioni mentali delle varie ere si concretizzino in oggetti di architettura.

La piramide è la rappresentazione in forma architettonica di una serie di conoscenze che presuppongono la piena padronanza della trigonometria, delle proporzioni, delle similitudini e, ovviamente, della figura geometrica di base: il triangolo.

Il modello della città romana, basata sulle direttrici chiave del cardo e decumano, non sarebbe stato creato senza l’apporto di uno strumento come il groma il cui funzionamento è basato sull’uso di fili a piombo e capace di restituire angoli retti.
Per riuscire a cogliere quale padronanza i romani avessero del sistema geometrico-operativo (basato su relazioni tra il calcolo e la geometria), è importante sottolineare che essi non avevano alcuna conoscenza del sistema algebrico-numerico. Opere di grande complessità come il Pantheon furono quindi concepite sulla base di metodologie combinate di matematica e geometria operativa.

Nel Medioevo si registra una sorta di regressione delle capacità di controllo e delle strumentazioni fino ad allora applicate.

Nel corso del Rinascimento, la messa a punto della  prospettiva determina il delinearsi di un nuovo paesaggio mentale. Questo modello di rappresentazione planare presenta ampi margini di scientificità:

  • Replicando le stesse condizioni si ottiene lo stesso risultato di rappresentazione;
  • Il sistema è basato sulla relazione biunivoca tra misura reale e misura prospettica. Attraverso i punti di misura, si ha pieno controllo della corrispondenza tra realtà e rappresentazione deformata prospetticamente;
  • Entro ampi limiti, la prospettiva risulta un sistema di rappresentazione che ben simula l’immagine percepita dall’occhio umano

L’affermazione della prospettiva come catalizzatore del Rinascimento (e di molti secoli a venire) determina delle conseguenze anche su un piano filosofico. Superata l’insicurezza dell’uomo, determinata dallo schiacciante misticismo medievale, l’individuo è al centro del mondo, è cosciente di sé e delle proprie capacità in una realtà fisica misurabile e sondabile a vari livelli.
Il passo successivo all’affermazione del nuovo paesaggio mentale della prospettiva è l’incarnazione di questa negli oggetti, negli edifici, nelle città. La massima esaltazione del sistema viene raggiunta nel momento in cui si realizzano architetture modulari, ritmiche, basate sulla proporzione tra le parti. Architetture, quindi, leggibili in base prospettica. Lordine e l’arco del Brunelleschi introspettano in toto il nuovo paesaggio mentale e determinano l’affermarsi di un filone di pensiero che riscopre il “classico” greco e romano.

Nel Barocco le cose cambiano nuovamente e vengono gettate le basi per la cultura dell’astrazione. Il mondo è indagabile analiticamente (Monge) e non più solo in maniera contestuale e sintetica.
Le architetture del Borromini giocano sulla trasformazione, sulla metamorfosi, sulla mutazione.

Oggi viviamo in un paesaggio mentale completamente nuovo che ancora attende una reiterazione e dell’architettura.